Governance post Covid, si pensa alla sorveglianza indipendente sui conti pubblici

Forse è presto per una valutazione conclusiva sulle istituzioni fiscali indipendenti nella Ue e sulla loro capacità di incidere sulle scelte di bilancio di governi e parlamenti, tuttavia alcune indicazioni possono essere utili. Tanto più nel momento in cui le politiche di bilancio, economiche e di riforma condensate nelle raccomandazioni Ue agli Stati, costituiscono il riferimento di fondo per approvare o meno gli esborsi di sovvenzioni e prestiti nel quadro di Next Generation EU, il nuovo strumento anticrisi per fronteggiare gli effetti economici della pandemia di Covid-19. I punti forti sono: forniscono una migliore informazione sia agli elettori sia ai politici, rafforzando così il processo democratico; identificano tendenze insostenibili nei conti pubblici che possono potenzialmente causare crisi fiscali; rafforzano la stabilità della zona euro nel suo insieme. I punti deboli hanno a che vedere con la legittimità democratica e l’armonizzazione insufficiente tra le istituzioni, fattori che dovrebbero essere discussi nel contesto della revisione del quadro di «governance» che dovrebbe avviarsi in primavera.

L’European Fiscal Board sta godendo di una forte attenzione: sia chi ritiene occorra restare ancorati al patto di stabilità grossomodo così com’è con ritocchi marginali e sia i suoi più rigidi detrattori, si rifanno alle sue analisi e alle sue proposte, che riguardano per esempio la semplificazione delle regole del patto di stabilità o il fatto che occorre aspettare che l’area euro riguadagni il pil perduto con la crisi dovuta alla pandemia prima di recuperare dal frigorifero il patto di stabilità . In generale ha rafforzato l’analisi critica per la definizione di un orientamento a livello dell’area euro delle politiche di bilancio. Questa sarà la bussola della ‘governance’ economica post Covid.

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Nuove strategie industriali per fronteggiare gli effetti della pandemia

Le imprese europee sono state gravemente colpite dagli effetti della pandemia di COVID-19, tra i licenziamenti o la riduzione del personale che molte di loro hanno dovuto affrontare, senza contare i nuovi modi di lavorare, per tenere il passo con la transizione digitale e ambientale. Nel maggio 2021, la Commissione europea ha presentato una proposta aggiornata per la Strategia Industriale dell'UE, in grado di riflettere le circostanze sopravvenute. L'aggiornamento della strategia si fonda sugli insegnamenti tratti dalla crisi del Covid per stimolare la ripresa e affrontare le dipendenze strategiche dell'UE a livello tecnologico e industriale. Sottolinea la necessità di rafforzare la resistenza del mercato unico alle perturbazioni e di garantire la continuità nella libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali; la necessità di analizzare e affrontare le dipendenze strategiche; e la necessità di accelerare la transizione verde e digitale. Propone uno strumento di emergenza del mercato unico per mitigare l'impatto di future crisi di mercato, salvaguardare la libera circolazione di servizi e beni e massimizzare la disponibilità di prodotti essenziali. Il 13 luglio 2022 i deputati della commissione industria ha adottato una relazione nella quale si fa appello alla strategia aggiornata per garantire un'industria competitiva, pulita e resiliente per le prossime generazioni nell'Unione europea. L'intero Parlamento dovrebbe approvarlo durante la plenaria di settembre. I numeri del panorama industriale europeo L’industria rappresenta più del 20% dell’economia UE, crea e produce innovazione, materiali sostenibili e prodotti necessari per l'economia e la società del futuro. Rappresenta inoltre l’80% delle esportazioni di beni. L’UE è anche uno dei principali fornitori globali e una delle maggiori destinazioni di investimenti diretti esteri. Nel contesto della nuova strategia industriale, l'UE dovrebbe rendere le aziende in grado di contribuire agli obiettivi UE per la neutralità climatica come indicato dalla tabella di marcia del Green deal. La politica industriale dovrebbe sostenere le aziende, specialmente le piccole e medie imprese, nella transizione verso un’economia digitale e a impatto zero. Dovrebbe anche creare posti di lavoro di elevata qualità, senza ledere la competitività europea. Scopri i principali strumenti dell'UE per favorire la ripresa economica. Rafforzare le piccole e medie imprese per una crescita sostenibile Nel 2019 erano 23,2 milioni le imprese che facevano parte dell'economia non-finanziaria UE, dando lavoro a 131,5 milioni di dipendenti. La maggioranza di questa (99,8%) erano micro e piccole e medie imprese (PMI), ovvero quelle che hanno generato più della metà del PIL dell'UE. Insieme alle start-up, le PMI queste realtà imprenditoriali sono fondamentali per affrontare la digitalizzazione dell'UE e, al tempo stesso, una fonte di innovazione fondamentale. Per questo gli eurodeputati vogliono fornire un migliore accesso ai finanziamenti e una riduzione degli oneri amministrativi. La strategia industriale dovrebbe concentrarsi su di esse: a causa delle misure nazionali di contrasto a COVID-19 hanno infatti dovuto contrarre debiti e ridurre la loro capacità di investimento. Questo potrebbe verosimilmente comportare un rallentamento della crescita sul lungo termine. Rendere l’industria più resiliente L'UE vanta importanti istituti di ricerca, aziende e personale altamente qualificato e i suoi punti di forza dovrebbero essere mantenuti. Gli eurodeputati vogliono: garantire che la transizione verde e la transizione digitale preservare i posti di lavoro, la competitività e la capacità di produrre prodotti puliti monitoraggio e rendicontazione annuale sulla competitività e resilienza degli ecosistemi industriali europei e sui progressi compiuti nei percorsi di transizione la creazione di un insieme di strumenti difensivi per salvaguardare il mercato dell'UE da sovvenzioni estere dirompenti, prevenire la concorrenza sleale da parte di società sovvenzionate dallo stato estero e proteggere settori e tecnologie fondamentali dell'UE un livello ambizioso di investimenti in ricerca e sviluppo, dato che l'obiettivo del 3% del PIL di investimenti in R&S non è stato ancora raggiunto nella stragrande maggioranza degli Stati membri un "Made in EU" rafforzato e un'adozione più rapida delle tecnologie Industria 4.0 una riduzione della dipendenza dalle materie prime essenziali Investire in imprese più verdi e competitive Nel contesto della nuova strategia industriale, l'UE dovrebbe rendere le aziende in grado di contribuire agli obiettivi UE per la neutralità climatica come indicato dalla tabella di marcia del Green deal. La politica industriale dovrebbe sostenere le aziende, specialmente le piccole e medie imprese, nella transizione verso un’economia digitale e a impatto zero. Dovrebbe anche creare posti di lavoro di elevata qualità, senza ledere la competitività europea. Affinché il Green Deal si realizzi come una vera strategia di crescita, dovrebbe accompagnarsi a una politica industriale ambiziosa. I deputati vogliono che la Commissione stimoli la produzione di energia sia rinnovabile che a basse emissioni di carbonio, a prezzi accessibili e in abbondanza oltre a aumentare il coordinamento della pianificazione e del finanziamento per l'elettricità, l'energia, l'idrogeno, la CO2 e le infrastrutture di riscaldamento/raffreddamento necessarie. Le altre proposte includono attuazione accelerata di strumenti, compresi importanti progetti di comune interesse europeo, e alleanze industriali che sviluppano tecnologie innovative rivoluzionarie necessarie per la transizione energetica.

Il Parlamento europeo fa fronte ai problemi legati alla salute mentale post covid

L'impatto del Covid-19 sulla salute mentale La pandemia di coronavirus insieme alla crisi economica che ne è scaturita, hanno esercitato un'enorme pressione sulla salute mentale e sul benessere di tutti i cittadini. Questo ha portato ad un crescente numero di problemi psicosociali legati al lavoro e ai tassi più elevati di stress, ansia e depressione. Tuttavia, la salute mentale non viene ancora considerata come una priorità alla stregua della salute fisica, secondo quanto indicato dalla risoluzione sulla salute mentale nel mondo del lavoro digitale approvata dal Parlamento europeo il 5 luglio 2022 . Il rapporto evidenzia che nel 2021 il 64% dei giovani di età compresa tra i 18 ei 34 anni era a rischio di depressione, a causa della mancanza di occupazione, di prospettive finanziarie ed educative, nonché a causa della solitudine e dell'isolamento sociale. Prevenire i problemi di salute mentale legati al lavoro La risoluzione invita le istituzioni dell'Unione europea e gli Stati membri a prendere atto dell'alto livello di problemi di salute mentale legati al lavoro e a trovare modi per aiutare a prevenirli. Il dossier sottolinea inoltre la necessità di sradicare la violenza, la discriminazione e le molestie sul luogo di lavoro. La commissione parlamentare invoca una normativa che stabilisca requisiti minimi per il telelavoro in tutta l'Unione, senza compromettere le condizioni di lavoro dei telelavoratori. Tale normativa potrebbe riguardare determinate condizioni di lavoro, come ad esempio la garanzia di volontarietà del telelavoro e che i diritti, come l'equilibrio tra lavoro e vita privata, il carico di lavoro e gli standard di prestazione dei telelavoratori siano equivalenti alle condizioni richieste sul posto di lavoro (in presenza). Nella risoluzione si chiedono anche orari di lavoro flessibili per contribuire a mitigare lo stress legato al lavoro; educazione alla salute mentale; e formazione per i datori di lavoro. Il Parlamento propone che il 2023 venga istituito come Anno europeo della buona salute mentale per garantire una maggiore attenzione su questo tema. L'ultima relazione evidenzia la preoccupazione del Parlamento per la salute mentale. In una risoluzione adottata nel luglio 2020 sulla strategia dell'UE in materia di sanità pubblica dopo la crisi della COVID-19, il Parlamento ha riconosciuto la salute mentale come un diritto umano fondamentale e ha chiesto un piano d'azione dell'UE per tutelare la salute mentale. Nel 2021 il Parlamento ha chiesto il diritto alla disconnessione dal lavoro al di fuori del normale orario di lavoro, senza conseguenze negative per i lavoratori.

L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata nel febbraio 2022, ha provocato una delle più gravi crisi umanitarie della recente storia d’Europa. La guerra in corso sta lasciando un crescente numero di vittime, distruzione e sfollamenti all’interno e all’esterno dei confini dell’Ucraina. La popolazione civile ucraina è oggetto di bombardamenti e violenze, secondo le stime un terzo degli ucraini sono stati costretti a lasciare la propria casa, sia all’interno del Paese che negli Stati confinanti. Dal 6 luglio, si sono registrati più di 5,6 milioni di rifugiati ucraini principalmente in Polonia (1.207.650), ma anche in Germania (867.000), Cechia (388.097), Turchia (145.000) e Italia (141.562). Di questi, circa il 90% sono donne e bambini, i quali sono anche esposti ad un alto rischio di violenza e abusi, come il traffico di essere umani, il contrabbando e le adozioni illegali. I numeri continuano a cambiare, ma dall'inizio dell'invasione russa oltre 2,5 milioni di ucraini hanno fatto ritorno alla propria casa. Alcuni di loro stanno tornando in aree che erano state minacciate dalle forze russe all'inizio della guerra ma che adesso sono considerate più sicure. Scoprite di più sull’immigrazione in Europa Fondi UE per supportare i Paesi in prima linea La crisi dei rifugiati innescata dalla guerra ha dato vita a ondate di solidarietà e mobilizzazione in tutta Europa, con l’UE e i suoi Stati membri in prima linea che hanno fornito soccorso agli sfollati e supportato i Paesi al confine con l’Ucraina. Il 24 marzo, gli europarlamentari hanno approvato una proposta della Commissione relativa a un’azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE) per redistribuire i fondi disponibili ai Paesi UE che offrono protezione alle persone in fuga dall’aggressione russa. A questo potrebbero aggiungersi 10 miliardi di euro addizionali dal programma REACT-EU, un fondo creato per fungere da ponte tra le misure di emergenza Covid e i fondi di coesione. Il Parlamento ha inoltre prorogato di un anno, ovvero fino alla metà del 2024, il periodo in cui operano il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e il Fondo Sicurezza interna. L’estensione consente ai Paesi UE di ridistribuire urgentemente i fondi inutilizzati per far fronte all'afflusso di rifugiati dall'Ucraina. Si prevede di sbloccare circa 420 milioni di euro per fornire ulteriore supporto in temini di alloggi, cibo, assistenza sanitaria o personale aggiuntivo. Ulteriore assistenza, consistente in forniture mediche, tende e generatori di corrente, è stata inviata agli Stati confinanti e all’Ucraina attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE e le scorte mediche di RescEU. Durante la sessione plenaria del 23-24 marzo, gli europarlamentari hanno inoltre convenuto di fornire alla Moldavia un supporto finanziario per l’accoglienza dei rifugiati, oltre alla concessione di aiuti macro-finanziari per coprire parte delle sue necessità di finanziamento esterno. Il 23 giugno, il Parlamento ha approvato un pacchetto di aiuti da 400 milioni di euro per aiutare gli Stati membri in prima linea ad affrontare misure urgenti di gestione della migrazione e delle frontiere. I fondi dell'UE contribuiranno al finanziamento dei costi di prima accoglienza e registrazione delle persone in fuga dall'Ucraina, attraverso il rafforzamento del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e dello strumento per la gestione delle frontiere e i visti. Protezione temporanea per le persone in fuga dall’Ucraina L’1 marzo, con una risoluzione adottata durante la plenaria straordinaria, il Parlamento ha accolto favorevolmente l’attivazione della direttiva sulla protezione temporanea per la prima volta dalla sua entrata in vigore nel 2001. La direttiva mira a concedere una protezione temporanea a carattere immediato all’interno dell’UE alle persone che fuggono dalla guerra in Ucraina per un periodo iniziale di un anno, inclusi i cittadini ucraini, cittadini di Paesi terzi, apolidi o persone con permesso di soggiorno nel Paese. Ciò consente inoltre alle persone sfollate di godere di diritti armonizzati in tutta l'UE, come un permesso di soggiorno, la possibilità di lavorare, un alloggio e l'accesso all'assistenza sociale e all'assistenza medica. I deputati hanno deciso inoltre di consentire agli ucraini di continuare a utilizzare la propria patente di guida nell'UE, nel caso in cui dispongano dello status di protezione temporanea . Finora in Europa oltre 3,6 milioni di persone si sono registrate per la protezione temporanea o per regimi di protezione nazionale simili. Il 9 marzo, gli europarlamentari hanno chiesto all’UE di introdurre un sistema di migrazione adeguato basato sulla condivisione della responsabilità dei rifugiati. Il patto UE sulla migrazione e l’asilo, la cui negoziazione è attualmente in corso, include un meccanismo di solidarietà che distribuisce la responsabilità della protezione tra i Paesi UE, oltre che misure per far fronte al massiccio afflusso di migranti. Gestione delle frontiere esterne dell’UE Il 4 marzo, la Commissione ha pubblicato le nuove linee guida per aiutare i Paesi UE a gestire gli arrivi in modo efficace e assistere la polizia di frontiera che effettua i controlli alle frontiere con l’Ucraina. Gli orientamenti della Commissione comprendono la semplificazione dei controlli per le persone vulnerabili e l’istituzione di valichi di frontiera temporanei. Il Parlamento ha dato inoltre il via libera all’impiego dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) per aiutare la Moldavia - che non è uno Stato membro dell’UE - a gestire il massiccio numero di persone che oltrepassano il confine con l’Ucraina.